L’allarme del dosatore di cloro

Sentiva il sole bruciarle la pelle mentre le leggera brezza che scendeva rotolando a ondate dalle colline le increspava la sottile peluria sul braccio,  dandole una di quelle sensazioni così contrastanti che amava tanto…un brivido quasi freddo sull’abbronzatura ed il calore del sole sulla pelle.
Un contrasto dolce e gustoso che le portò subito alla mente Dean, ed i suoi baci sul collo, una sera di pochi giorni prima, nel parco della piscina  alla festa di inizio estate.
Baci rubati al tempo del suo lavoro come bagnina; dolci istanti eterni e la sensazione contrastante delle morbide labbra di lui che le sfioravano il collo mentre i peli ispidi della barba da giovane uomo le irritavano e prudevano la delicata pelle del collo.

Un grido  la riportò coi piedi a contatto con la realtà, una bimba strillava per avere un gelato, piccola con occhioni fintamente lucidi, perfetta nel suo costumino lilla e nei manicotti salvagente che le cingevano le minuscole braccia che teneva alzate e rivolte verso il padre, John Ripley, uno degli aiutanti dello sceriffo, un omone capace di alzare un uomo con una mano sola, che spesso sapeva sedare da solo le risse del venerdì sera giù da Jimmy’s quando gli operai della ferrovia scendevano a fare baldoria con le tasche piene della paga settimanale e voglia di menare le mani e di stringere le natiche delle cameriere…
Ma non oggi, oggi John era  inerme, incapace di gestire la sua adorata Priscilla che faceva i capricci.
Miranda sorrise, John era amico del padre ed era sempre gentile con lei e con tutti, così alzò il suo giovane  tonico corpo post adolescenziale, tornito da tante ore di allenamento in vasca e sotto gli sguardi adoranti dei presenti si avvicinò alla coppia padre figlia.
Chiamò la bambina per nome ottenendo la sua attenzione ed un sorriso grato dal genitore mentre iniziava a chiacchierare allegra con la bambina, già dimentica del capriccio di poco prima.

Poco dopo si sentì chiamare da un punto imprecisato, oltre il campo da beach volley, vicino all’altalena rotta qualcuno non visibile pronunciava il suo nome; incuriosita si avvicinò non capendo ma poco dopo riconobbe la voce, era Dean, evidentemente appena uscito dall’allenamento di lacrosse che affacciato da oltre la rete le sorrideva.
Quel pazzo sconsiderato doveva esser salito sul tetto del suo pickup sgangherato…

Dean le lanciò un pacchetto di carta di giornale, le mandò un bacio e sparì dietro la rete ridendo di quella sua risata spensierata e cristallina che ogni volta le faceva battere il cuore.
Miranda raccolse incuriosita il cartoccio, avvolti nella edizione del Guardian del giorno prima alcuni oggetti: una confezione di twinkies, i dolcetti che si divisero la sera del primo appuntamento; una dr pepper alla ciliegia, che lei adorava e, stropicciato dalla caduta, un mazzolino di fiori di campo…
Li annusò mentre il cuore le batteva all’impazzata immaginando Dean che, di nascosto dai compagni di squadra, raccoglieva i fiori con le sue grandi mani nel campo dietro le gradinate del campo sportivo.
Felice, come solo una giovane donna innamorata in uno spensierato giorno di inizio estate può esserlo, scartò i dolcetti e alternandoli a sorsi di bibita gustava l’inaspettata merenda quando…
Beep…. Beep…. Beep…

Un cicalio regolare ed insistente la strappò dai suoi sorridenti pensieri…
Di nuovo l’allarme del cloro, il dosatore automatico, probabilmente già vecchio quando i suoi genitori si scambiavano i primi baci, si era intasato di nuovo. Scrollando la testa si avviò verso i locali tecnici della piscina.

Beep… Beep… Beep…

Pareti bianche, lampade scialitiche a spargere una luce spietata incapace di lasciare spazio alle ombre, passi ovattati e voci soffuse, rumori di macchinari strani e, dopo essere aleggiata nell’aria come il fumo azzurrognolo di sigarette che indugia sopra un tavolo da poker, venne pronunciata la domanda…
“Soffre? Può sentirci?”

Il capo di Miranda, privato dei capelli e della possibilità di sorridere ancora, ormai utile solo a schiacciare l’anonimo cuscino non sentì e neppure rispose…

Un professionalmente pietoso chirurgo scosse la testa mentre la madre di Miranda scoppiava in lacrime tra le braccia del marito.

Settimane prima, al termine della festa di inizio estate, Miranda rientrava a casa in sella alla sua vecchia bici da corsa; all’incrocio con l’interstatale una vecchia Corolla ignorò il semaforo invadendo l’incrocio, guidata dalle mani tremanti di un operaio ubriaco che rientrava dalla solita serata alcolica al Jimmy’s .

Il silenzio dopo lo schianto vide solo un giovane corpo spezzato, una ruota di bici che sempre più lentamente ruotava all’inutile luce del semaforo ed i singhiozzi incoerenti dell’ubriaco.
Miranda non si riprese più, non baciò di nuovo il suo innamorato e non iniziò mai la sua prima stagione estiva alla piscina della contea.

Mentre il padre di Miranda abbracciava la moglie ed i suoi singhiozzi il suo sguardo di lungi mirava oltre i vetri della camera dell’ospedale, verso le colline e verso la piscina dove invisibile da quella distanza, una bambina nel suo costumino lilla trillava felice dentro un fischietto da bagnino, con una emme incisa sopra.

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