Rimini Marathon 2022

Rimini Marathon 2022 (la medaglia con scritto 2020 ci ricorda i due anni che ci siamo persi grazie al Covid…)

E devi correre la maratona di Rimini, che è la sedicesima o giù di li, che a contarle ti ci perdi sempre. Un po’ come a elencare i sette nani che uno rimane sempre fuori…

E sono due anni e mezzo che non ne corri più una, e l’ultima era stata a Porto e la pandemia l’avevi studiata solo a scuola e tuo figlio Ettore era in viaggio ma ancora non era nato… e ti sembra una vita fa, che a pensarci lo è davvero.

E sei emozionato, e hai voglia di correre e di ritrovare tutto quello che da un po’ ti manca, hai anche paura, di farti male, di non arrivare in fondo ed anche i rituali gesti preparativi di sempre ti sembrano un po’ difficoltosi e ci devi pensare mentre prima ti uscivano naturali gara dopo gara.

E sei ingrassato… e hai una borsite calcaneare appena diagnosticata e probabilmente ti sei beccato -regalo dell’asilo nido di Ettore- un leggero quanto antipatico virus intestinale, che se nella vita di tutti giorni è ‘scomodo’, quando devi stare quattro ore e passa in mezzo ad una strada a correrci può diventare un mezzo incubo…

E trovi una farmacia e ti riempi di farmaci e forse non dovresti correre, sicuramente non dovresti farlo, ma alla fine te ne freghi, questa maratona la vuoi fare davvero…

E trovi tanti volti noti, che qualcuno lo avevi quasi dimenticato, e vorresti abbracciarli tutti da quanto ti sono mancati…

E trovi Davide, il coach, che si raccomanda e vedi che ci tiene e che ti ha portato fino a qua, ma ora tocca a te e a te solo…

Ma il tempo vola e la maratona inizia, e siamo davvero tanti, e questa fiumana colorata mentre attraversa il centro di Rimini diventa ancora più bella, e sei li e sei felice.

E la corro con Niccolò , un caro amico, nuovamente nella stessa squadra, e l’asfalto inizia a scorrere, l’intestino pare acquietato -in un sonnacchioso oblio farmaceutico- e il tallone non si sente ancora e va tutto bene così.

Arriva Jacopo in bicicletta che ci accompagnerà per una decina di chilometri tra lazzi e chiacchiere e risate, e capisci che l’amicizia del tempo proprio se ne frega alla grande.

Presto troviamo e manteniamo un buon ritmo e passano Bellariva, Marebello e Rivazzurra e vorresti proprio conoscerlo il fantasioso genio che ha battezzato queste frazioni riminesi…

E ogni 5 Km bevi, ogni dieci prendi un gel e c’è il sole, ma è fresco e c’è poco vento e le strade sono chiuse e i volontari agli incroci ti sorridono ed incitano e cazzo -ma si può scrivere cazzo in un blog?- sei proprio contento.

E passi Riccione e arrivi a sfiorare Cattolica poi ti giri e torni indietro… e di chilometri ne hai corsi ventuno, che sei a metà e non sai bene se sei già a metà o solo a metà ma in fondo è come la storia del bicchiere, pieno o vuoto sempre mezzo è.. quindi smettila di farti delle pippe mental filosofiche e corri…

E piano piano inizia a farsi sentire il tallone, e i farmaci ti fanno sentire strano con qualche brivido sulle tempie, e ti fa male un dito che forse ci viene la vescica, ma ci sta e lo sai che in corsa sono cose che capitano e continui a correre…

Fino al 2019 sembrava più facile inanellare chilometri, e chissà se è perché eri più giovane e più magro o se ci hai perso un po’ l’abitudine… ma zitto e taci… “Tasi e tira” come diciamo noi Alpini (che poi cosa ci faccia un Alpino a correre una maratona in riva al mare è una storia strana, ma comunque un’altra storia e ci penseremo poi).

E prosegui… e i chilometri aumentano e va tutto benino quando… ecco che inizia a fare male la schiena, e questa è nuova ma fa proprio tanto male, che se cammini smette ma sei li per correre e vorresti solo fermarti ma non vuoi farlo.

Perché sei un testone, perché se inizi qualcosa poi vuoi finirla e perché vuoi quella medaglia da finisher.

E alterni corsa e cammino e inizi a contare i passi, parti da uno, arrivi a cento e ricominci…

Piede sinistro uno, piede destro, piede sinistro due, piede destro, piede sinistro tre e continui…

E sai che ogni cinquecento passi sono un km e ti concentri a contare e continui…

E a volte cammini ma, per poco che camminare è una tentazione e ogni volta ripartire è più difficile e non vuoi cedere perché le sirene sì che cantano bene ma, poi là sotto i marosi ci sono gli scogli e gli scogli fanno male a sbatterci la prua.

Ed i ristori passano, i volontari applaudono, e c’è della musica e la musica è bella e tu corri, corri continui a correre e a risalire la costa.

E piano piano ti riavvicini a Rimini, e il porto canale e il Ponte di Tiberio che devono averlo spostato che non arriva mai, e ci svolti sopra e hai il rettilineo finale e capisci che tu -che pensavi che sarebbe finita prima- invece ce l’hai fatta.

E il pubblico applaude e in fondo vedi l’arco di Augusto, e in una piazza saluti la statua di Cesare, Giulio Cesare, quello dei galli e delle idi di marzo… quello figo insomma.

E senti la musica e l’arco di trionfo è sempre più vicino…

E ci passi sotto ed hai finito, e dopo quarantadue chilometri e centonovantacinque metri ti senti subito Decimo Massimo Meridio e per l’ennesima volta sei un maratoneta.

Ma questa volta è stata dura, cazzo se è stata dura. Ma in fondo la vita a volte è più dura e qua ti stai divertendo e via a berti la meritata birra al ristoro che te la sei guadagnata (che poi mica ancora l’ho capito se si può scrivere ‘cazzo’ in un blog).