Rimini Marathon 2022

Rimini Marathon 2022 (la medaglia con scritto 2020 ci ricorda i due anni che ci siamo persi grazie al Covid…)

E devi correre la maratona di Rimini, che è la sedicesima o giù di li, che a contarle ti ci perdi sempre. Un po’ come a elencare i sette nani che uno rimane sempre fuori…

E sono due anni e mezzo che non ne corri più una, e l’ultima era stata a Porto e la pandemia l’avevi studiata solo a scuola e tuo figlio Ettore era in viaggio ma ancora non era nato… e ti sembra una vita fa, che a pensarci lo è davvero.

E sei emozionato, e hai voglia di correre e di ritrovare tutto quello che da un po’ ti manca, hai anche paura, di farti male, di non arrivare in fondo ed anche i rituali gesti preparativi di sempre ti sembrano un po’ difficoltosi e ci devi pensare mentre prima ti uscivano naturali gara dopo gara.

E sei ingrassato… e hai una borsite calcaneare appena diagnosticata e probabilmente ti sei beccato -regalo dell’asilo nido di Ettore- un leggero quanto antipatico virus intestinale, che se nella vita di tutti giorni è ‘scomodo’, quando devi stare quattro ore e passa in mezzo ad una strada a correrci può diventare un mezzo incubo…

E trovi una farmacia e ti riempi di farmaci e forse non dovresti correre, sicuramente non dovresti farlo, ma alla fine te ne freghi, questa maratona la vuoi fare davvero…

E trovi tanti volti noti, che qualcuno lo avevi quasi dimenticato, e vorresti abbracciarli tutti da quanto ti sono mancati…

E trovi Davide, il coach, che si raccomanda e vedi che ci tiene e che ti ha portato fino a qua, ma ora tocca a te e a te solo…

Ma il tempo vola e la maratona inizia, e siamo davvero tanti, e questa fiumana colorata mentre attraversa il centro di Rimini diventa ancora più bella, e sei li e sei felice.

E la corro con Niccolò , un caro amico, nuovamente nella stessa squadra, e l’asfalto inizia a scorrere, l’intestino pare acquietato -in un sonnacchioso oblio farmaceutico- e il tallone non si sente ancora e va tutto bene così.

Arriva Jacopo in bicicletta che ci accompagnerà per una decina di chilometri tra lazzi e chiacchiere e risate, e capisci che l’amicizia del tempo proprio se ne frega alla grande.

Presto troviamo e manteniamo un buon ritmo e passano Bellariva, Marebello e Rivazzurra e vorresti proprio conoscerlo il fantasioso genio che ha battezzato queste frazioni riminesi…

E ogni 5 Km bevi, ogni dieci prendi un gel e c’è il sole, ma è fresco e c’è poco vento e le strade sono chiuse e i volontari agli incroci ti sorridono ed incitano e cazzo -ma si può scrivere cazzo in un blog?- sei proprio contento.

E passi Riccione e arrivi a sfiorare Cattolica poi ti giri e torni indietro… e di chilometri ne hai corsi ventuno, che sei a metà e non sai bene se sei già a metà o solo a metà ma in fondo è come la storia del bicchiere, pieno o vuoto sempre mezzo è.. quindi smettila di farti delle pippe mental filosofiche e corri…

E piano piano inizia a farsi sentire il tallone, e i farmaci ti fanno sentire strano con qualche brivido sulle tempie, e ti fa male un dito che forse ci viene la vescica, ma ci sta e lo sai che in corsa sono cose che capitano e continui a correre…

Fino al 2019 sembrava più facile inanellare chilometri, e chissà se è perché eri più giovane e più magro o se ci hai perso un po’ l’abitudine… ma zitto e taci… “Tasi e tira” come diciamo noi Alpini (che poi cosa ci faccia un Alpino a correre una maratona in riva al mare è una storia strana, ma comunque un’altra storia e ci penseremo poi).

E prosegui… e i chilometri aumentano e va tutto benino quando… ecco che inizia a fare male la schiena, e questa è nuova ma fa proprio tanto male, che se cammini smette ma sei li per correre e vorresti solo fermarti ma non vuoi farlo.

Perché sei un testone, perché se inizi qualcosa poi vuoi finirla e perché vuoi quella medaglia da finisher.

E alterni corsa e cammino e inizi a contare i passi, parti da uno, arrivi a cento e ricominci…

Piede sinistro uno, piede destro, piede sinistro due, piede destro, piede sinistro tre e continui…

E sai che ogni cinquecento passi sono un km e ti concentri a contare e continui…

E a volte cammini ma, per poco che camminare è una tentazione e ogni volta ripartire è più difficile e non vuoi cedere perché le sirene sì che cantano bene ma, poi là sotto i marosi ci sono gli scogli e gli scogli fanno male a sbatterci la prua.

Ed i ristori passano, i volontari applaudono, e c’è della musica e la musica è bella e tu corri, corri continui a correre e a risalire la costa.

E piano piano ti riavvicini a Rimini, e il porto canale e il Ponte di Tiberio che devono averlo spostato che non arriva mai, e ci svolti sopra e hai il rettilineo finale e capisci che tu -che pensavi che sarebbe finita prima- invece ce l’hai fatta.

E il pubblico applaude e in fondo vedi l’arco di Augusto, e in una piazza saluti la statua di Cesare, Giulio Cesare, quello dei galli e delle idi di marzo… quello figo insomma.

E senti la musica e l’arco di trionfo è sempre più vicino…

E ci passi sotto ed hai finito, e dopo quarantadue chilometri e centonovantacinque metri ti senti subito Decimo Massimo Meridio e per l’ennesima volta sei un maratoneta.

Ma questa volta è stata dura, cazzo se è stata dura. Ma in fondo la vita a volte è più dura e qua ti stai divertendo e via a berti la meritata birra al ristoro che te la sei guadagnata (che poi mica ancora l’ho capito se si può scrivere ‘cazzo’ in un blog).

PERVENIT! Flaminia militare trail 2018

Quando stai correndo da ore, lungo antichi sentieri che da Bologna portano a Fiesole, può capitare che l’emozione, la stanchezza e lo sforzo concentrato di posizionare ogni passo in fila al precedente portino a confondere il vero con il sogno e la storia con il presente…
così i ritmici colpi dei bastoncini sulle rocce divengono borchie di caligae che alternano sudore e bestemmie ad antiche divinità e i materiali tecnici cuoio e lino grezzo che irritano la pelle.

Attimi, istanti confusi ridestati al reale da un rivolo di sudore a bruciare lo sguardo e ti ritrovi coi tuoi amici, lungo il percorso della Flaminia Militare Trail a sudare, faticare, ridere, scherzare in una fantastica giornata di un giorno qualunque della primavera appenninica.

Ma cerchiamo di dare un minimo di ordine…

Via degli dei: percorso che congiunge Bologna con Fiesole attraverso l’appennino tosco emiliano, ricalcando quella via creata dagli etruschi per congiungere Felsina con Fiesole, per poi divenire nel 187 a.c. una strada militare romana ad opera del console Caio Flaminio denominata appunto Flaminia Militare.
Via degli dei perchè transita in prossimità di monti e località quali Monte Adone,  Monte Venere, Monte Luario (Lua Mater o Lua Saturni, dea romana dell’espiazione a cui si consacravano spoglie ed armi dei nemici sconfitti in battaglia), Monzuno (Mons Iovis, monte di Giove).

ULTRA TRAIL VIA DEGLI DEI: gara di ultra trail da 126 Km che percorre il tragitto della via degli dei, giunto, nel 2018, alla seconda edizione

FLAMINIA MILITARE TRAIL: versione ‘corta’ da 56 Km che da Monte di Fò in prossimità del passo della futa, porta a Fiesole sullo stesso percorso dell’ultratrail.

Sabato mattina sveglia tragica e ritrovo alle 5 con Riccardo e Fabio (Andrea sta correndo il percorso integrale già da 5 ore), con destinazione Fiesole per poi prendere la navetta che ci porterà alla partenza a Monte di Fò.
All’arrivo ci accolgono i volontari ed un vento gelido che ci fa raggruppare in un multicolorato gregge nei due bar presenti che subito si trasformano in una allegra zona cambio. Si incontrano amici e facce note e tra un caffè e i soliti lazzi e prese in giro si attende l’ora della partenza.

Strane le gare di ultra, nessuno (o quasi) che si scalda, ci saranno 56 Km di tempo per farlo!

Durante il briefing passano alcuni tra i primi del percorso lungo, partiti 70 Km e dieci ore prima da bologna, li si applaude invidiando la loro velocità e rosicando appena per non aver avuto abbastanza follia da  osare di farla tutta – che lo so che 125 è più del doppio di 56 e che stiamo parlando di chilometri e non di grammi di pasta alla gricia e che se non sei pronto per farne 56 dove cavolo vuoi andare per farne 125 e correre due notti sui monti e che le cose vanno fatte con giudizio che il lunedì si va a lavorare eeeeechecazzzoooooo (si può scrivere cazzo in un blog?) stiamo parlando di adulti che da piccoli amavano saltare a piedi pari nelle pozzanghere fangose, e che non hanno mai smesso di farlo ma che adesso gli danno pure una medaglia e una birra quando finiscono…di cosa stiamo parlando? 😉

Fatta una foto di rito attorno a un trattore lamborghini invidiando chi puo presentarsi con quello al bar del paese pronti via partiamo.

Duecento sono partiti la notte da Bologna e cento partono ora da Monte di Fò; subito il serpentone di trail runner si dipana per affrontare i 300 m di salita al Monte Gazzaro; il meteo è buono, sereno 10 gradi e vento che però tra i boschi non si avverte quasi.

Io Fabio e “Cippo” Riccardo abbiamo deciso di correre assieme e subito perdiamo gli altri amici nel mucchio; inizio a correre e subito il fiato mi manca, so che devo patire una ventina di interminabili minuti prima che i miei polmoni capiscano che è ora di guadagnarsi la pagnotta.

In mano i bastoncini avuti in prestito da Riccardo, un esperimento mai tentato e inizialmente non so bene come gestire questi due leggeri shangai lunghi 125 cm; non ci ho mai corso e voglio vedere se saranno d’aiuto o d’ingombro.
Anticipo la conclusione: li ho trovati molto utili; in salita ci si aiuta con le braccia a spingere, nelle discese tecniche sono basilari per aiutare a mantenere equilibrio e appoggio e ultimo ma non ultimo, si riesce a giostrarli in modo che non impaccino.
Quelli che ho usato  sono in alluminio, non pieghevoli (Gipron Ultralite) e non costosi…
Oggi che scrivo, oltre alle gambe mi fanno male anche le braccia… e mi chiedo se voglia dire che senza averli usati avrei avuto un po’ meno male alle gambe o semplicemente che il male alle gambe sarebbe stato lo stesso, perché oltre un certo livello non possono certo fare più male, e quindi ho solo aggiunto dolore a dolenzia… bof… nel dubbio, la prossima volta li userò ancora!

Dunque appena partiti subito si sale alla volta del monte Gazzaro, trecento metri di dislivello a salire, giusto il tempo di mettere in temperatura le zampe poi giù a picco a caracollare lungo 900 metri di dislivello a scendere alla volta del caldo che ci accoglierà nella piana di San Piero a Sieve e al primo ristoro dopo i due punti acqua (e coca.. cola non quella per curare il diabete)… Pasta, riso , affettati, pane, frutta secca, e un sacco di roba buona a ripagare i primi 24 Km corsi; il tutto condito dai sorrisi, dalla cortesia e gentilezza dei volontari (fantastici!).

Ripartiamo avvolti, dopo i boschi e i crinali, da prati e campi e pendi e cascine e vento e sole e brezze e risate…

…a un certo punto, in fondo ad una strada bianca, dietro il muro di una casa una testolina bionda ed una risata compaiono, scompaiono, riappaiono…”CE NE SONO ALTRI” urla per poi correre via lasciandoci l’immagine dell’orlo azzurro del suo vestitino ed il dubbio di averla vista o sognata..

Svoltiamo un dubbioso angolo in muratura ed eccola, assieme ad altri tre bimbetti e bimbette alti come soldi di cacio che dietro grandi sorrisi inframmezzati da fessure da fatina dei denti ci accolgono…”Volete da bere?” e subito ci vengono incontro portando bicchieri colmi d’acqua fresca… è un attimo di gioia e risate e scherzi, poi una carezza e via verso altri sentieri e crinali.

Un’altra salita non troppo lunga tra boschi e scorci di colline toscane poi rapido arriva il punto acqua del trentunesimo chilometro, a segnare l’inizio della lunga salita che dopo otto Km e 600 metri di dislivello porterà alla vetta e al santuario di Monte Senario.

Salita non dura ma lunga che ci mette alla prova mentre il pomeriggio avanza e le ombre si allungano, e lungo il percorso incrociamo persone e affianchiamo altri trail runner, alcuni tesi e silenziosi, altri cordiali, qualcuno logorroico e così incrociamo conoscenze con chiacchiere ed ogni volta ci stupiamo di quanto siamo diversi ma di quanto siamo tutti uguali.

Finalmente arriviamo al santuario ed al ristoro, alcuni minuti di riposo e poi giù di nuovo, verso quello che si rivelerà il tratto più duro. Una lunga discesa con l’idea in testa di avercela fatta ma troppa strada ancora a sfatare il desio.. e i piedi che fanno male, l’inguine che si infiamma, il sudore che si asciuga e la temperatura che scende e il sole che lento rotola a rincorrere un tramonto da baciare mentre noi si continua.

E, come sempre si parla , si ride, si scherza; si parla delle passioni, delle famiglie, del lavoro e si contano i metri i chilometri gli alberi e i ruscelli.

Una vipera ci attraversa il sentiero, pecore ci guardano assorte, interrotte nel loro contare gli uomini alla ricerca del sonnellino pomeridiano, poi cavalli, ciuchi, auto che sfrecciano nei pezzi di asfalto e passi altri passi e bacchette che battono, fango e polvere e roccia e alberi caduti e sentieri e bandelle segnaletiche che danzano al vento…

Andrea è da qualche parte dietro di noi, partito alla mezzanotte precedente dal centro di Bologna ci aggiorna sulla sua posizione, è più veloce e recupera terreno così inizia che ci vediamo tramutati in legionari inseguiti da un barbaro invasore da tenere a bada, poi il barbaro diviene un huruk-hai e noi… noi non lo sappiamo perché ci perdiamo in una dotta dissertazione su Arwen / Liv Tyler Elfo donna del Signore degli anelli e così per un po’ stiamo zitti…

Andrea poi arriverà una manciata di minuti dopo di noi sul traguardo… ma verrà sfottuto a lungo, perché ha si corso tanti Km più di noi… ma in fondo è partito anche prima.  #amicibastardi

E cala la sera e si accendono le torce frontali, incontriamo un trail runner sul percorso lungo che sembra oltremodo provato, lo recuperiamo a un bivio sbagliato e, scoperto che sono due ore che non mangia “perché sono quasi arrivato” riusciamo a convincerlo a nutrirsi per poi vederlo ripartire, un po’ incerto…

E dopo esserci chiesti ogni cento metri quanto mancasse e  dopo ogni salita che sembrava essere l’ultima ma non lo era e dopo aver visto a lungo Fiesole ecco finalmente il confine della città che compare, e i volontari che ci incitano e la piazza e la ultima curva e l’anfiteatro romano che ci accoglie a percorrere gli ultimi salini a scendere a quella medaglia ambita che salirà ai nostri colli… e ci abbracciamo felici per quanto abbiamo condiviso e per queste ore che ci sono state regalate, ore di pozzanghere pestate e di matta spensierata fatica.

Il ristoro, la doccia, il pasta party e il rientro e di nuovo è già Bologna ed ancora è già casa,

Ed è stato bello….

-PERVENIT-

 

 

 

L’allarme del dosatore di cloro

Sentiva il sole bruciarle la pelle mentre le leggera brezza che scendeva rotolando a ondate dalle colline le increspava la sottile peluria sul braccio,  dandole una di quelle sensazioni così contrastanti che amava tanto…un brivido quasi freddo sull’abbronzatura ed il calore del sole sulla pelle.
Un contrasto dolce e gustoso che le portò subito alla mente Dean, ed i suoi baci sul collo, una sera di pochi giorni prima, nel parco della piscina  alla festa di inizio estate.
Baci rubati al tempo del suo lavoro come bagnina; dolci istanti eterni e la sensazione contrastante delle morbide labbra di lui che le sfioravano il collo mentre i peli ispidi della barba da giovane uomo le irritavano e prudevano la delicata pelle del collo.

Un grido  la riportò coi piedi a contatto con la realtà, una bimba strillava per avere un gelato, piccola con occhioni fintamente lucidi, perfetta nel suo costumino lilla e nei manicotti salvagente che le cingevano le minuscole braccia che teneva alzate e rivolte verso il padre, John Ripley, uno degli aiutanti dello sceriffo, un omone capace di alzare un uomo con una mano sola, che spesso sapeva sedare da solo le risse del venerdì sera giù da Jimmy’s quando gli operai della ferrovia scendevano a fare baldoria con le tasche piene della paga settimanale e voglia di menare le mani e di stringere le natiche delle cameriere…
Ma non oggi, oggi John era  inerme, incapace di gestire la sua adorata Priscilla che faceva i capricci.
Miranda sorrise, John era amico del padre ed era sempre gentile con lei e con tutti, così alzò il suo giovane  tonico corpo post adolescenziale, tornito da tante ore di allenamento in vasca e sotto gli sguardi adoranti dei presenti si avvicinò alla coppia padre figlia.
Chiamò la bambina per nome ottenendo la sua attenzione ed un sorriso grato dal genitore mentre iniziava a chiacchierare allegra con la bambina, già dimentica del capriccio di poco prima.

Poco dopo si sentì chiamare da un punto imprecisato, oltre il campo da beach volley, vicino all’altalena rotta qualcuno non visibile pronunciava il suo nome; incuriosita si avvicinò non capendo ma poco dopo riconobbe la voce, era Dean, evidentemente appena uscito dall’allenamento di lacrosse che affacciato da oltre la rete le sorrideva.
Quel pazzo sconsiderato doveva esser salito sul tetto del suo pickup sgangherato…

Dean le lanciò un pacchetto di carta di giornale, le mandò un bacio e sparì dietro la rete ridendo di quella sua risata spensierata e cristallina che ogni volta le faceva battere il cuore.
Miranda raccolse incuriosita il cartoccio, avvolti nella edizione del Guardian del giorno prima alcuni oggetti: una confezione di twinkies, i dolcetti che si divisero la sera del primo appuntamento; una dr pepper alla ciliegia, che lei adorava e, stropicciato dalla caduta, un mazzolino di fiori di campo…
Li annusò mentre il cuore le batteva all’impazzata immaginando Dean che, di nascosto dai compagni di squadra, raccoglieva i fiori con le sue grandi mani nel campo dietro le gradinate del campo sportivo.
Felice, come solo una giovane donna innamorata in uno spensierato giorno di inizio estate può esserlo, scartò i dolcetti e alternandoli a sorsi di bibita gustava l’inaspettata merenda quando…
Beep…. Beep…. Beep…

Un cicalio regolare ed insistente la strappò dai suoi sorridenti pensieri…
Di nuovo l’allarme del cloro, il dosatore automatico, probabilmente già vecchio quando i suoi genitori si scambiavano i primi baci, si era intasato di nuovo. Scrollando la testa si avviò verso i locali tecnici della piscina.

Beep… Beep… Beep…

Pareti bianche, lampade scialitiche a spargere una luce spietata incapace di lasciare spazio alle ombre, passi ovattati e voci soffuse, rumori di macchinari strani e, dopo essere aleggiata nell’aria come il fumo azzurrognolo di sigarette che indugia sopra un tavolo da poker, venne pronunciata la domanda…
“Soffre? Può sentirci?”

Il capo di Miranda, privato dei capelli e della possibilità di sorridere ancora, ormai utile solo a schiacciare l’anonimo cuscino non sentì e neppure rispose…

Un professionalmente pietoso chirurgo scosse la testa mentre la madre di Miranda scoppiava in lacrime tra le braccia del marito.

Settimane prima, al termine della festa di inizio estate, Miranda rientrava a casa in sella alla sua vecchia bici da corsa; all’incrocio con l’interstatale una vecchia Corolla ignorò il semaforo invadendo l’incrocio, guidata dalle mani tremanti di un operaio ubriaco che rientrava dalla solita serata alcolica al Jimmy’s .

Il silenzio dopo lo schianto vide solo un giovane corpo spezzato, una ruota di bici che sempre più lentamente ruotava all’inutile luce del semaforo ed i singhiozzi incoerenti dell’ubriaco.
Miranda non si riprese più, non baciò di nuovo il suo innamorato e non iniziò mai la sua prima stagione estiva alla piscina della contea.

Mentre il padre di Miranda abbracciava la moglie ed i suoi singhiozzi il suo sguardo di lungi mirava oltre i vetri della camera dell’ospedale, verso le colline e verso la piscina dove invisibile da quella distanza, una bambina nel suo costumino lilla trillava felice dentro un fischietto da bagnino, con una emme incisa sopra.

Ironman Barcellona 2015: i percorsi (tracce gps)

Quattro mesi dopo quella fantastica giornata spagnola (Ironman Barcellona 2015)ho deciso di condividere i tracciati GPS della mia gara. Non tanto per la mia (misera) prestazione quanto per dare una mano a chi quella splendida gara deve ancora affrontarla.

Tracciato gps frazione nuoto Ironman Barcellona 2015

I 5134 m sono una bufala…. il GPS del tom tom in acque libere sovrastima le distanze…
La corrente era a favore nel tratto di andata e contraria al ritorno.Attenzione alla risacca nella fase di rientro, il fondo passa da 1,5 m a 0.60 m in un passo, causando l’aumento repentino di altezza e velocità delle onde…

Tracciato gps frazione bici Ironman Barcellona 2015

Fantastico!! un tracciato bellissimo, bisogna solo prestare attenzione nella fase iniziale, dalla zona cambio all’uscita da Calella, a causa di numerosi dissuasori piuttosto alti.
Una volta arrivati sulla litoranea godetevi la cavalcata, vi attende un tracciato dolcemente ondulato vi condurrà nei tre giri previsti, asfalto buono a grana grossa ma privo di asperità e un muretto che vi proteggerà parzialmente dai venti marini ma senza oscurarvi la fantastica vista del mare dove poco tempo prima avrete nuotato.

Tracciato gps frazione corsa Ironman Barcellona 2015

Un percorso da ripetersi quattro volte, sul litorale; usciti dalla zona cambio si va verso l’expò e la discesa dell’arrivo, poi ritorna davanti alla zona cambio e si allontana a nord. Odierete i due sottopassi, uno per passare oltre la ferrovia a nord prima di tornare indietro e l’altro per rientrare dal lato dell’expo questo ben più lungo e ripido.

Il fondo è misto, in alcuni punti terra battuta e ghiaia, poi asfalto, comunque mai problematico; bisogna solo prestare attenzione ad alcune curve secche vicino alla zona cambio con alberi in mezzo alla strada.

Se avete domande contattatemi pure… e andate a prendervi la vostra medaglia!! 🙂

Il resoconto della mia gara lo trovate qua: Ironman Barcellona 2015

 

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I’m an Ironman!!!

 

L’ironman risponde (intervistato sul sito Spartans)

E venne l’intervista….

e poco importa se è sul sito del mio team…. una intervista è sempre tale…

Puoi smentirla, dire che il giornalista ti ha manipolato, che hanno preso solo stralci di quello che dicevi e che, davvero eri sicuro che non fosse un reato quello che facevi….
Ma non in questo caso; Roberto (Nava) ha riportato refuso per refuso quello che ho risposto….

Qua trovate il link originale: L’ironman risponde: Pier Giorgio spisni

La nuova rubrica “L’IRONMAN RISPONDE” prosegue e vede oggi sotto i riflettori un altro protagonista. È Pier Giorgio Spisni, Consigliere del Team Spartans e atleta di tutto rispetto, che ha recentemente chiuso – con sua grandissima gioia – l’IRONMAN di Barcellona.

Anche per lui quindi le classiche domande di rito, che ci aiutano a capire come vive, come si allena e cosa fa un vero IRONMAN nella vita di tutti i giorni.

Andiamo al sodo e vediamo un po’ come ha risposto alle nostre domande:

– Perchè una persona normale dovrebbe decidere di fare un IRONMAN?

Una persona normale non dovrebbe decidere di fare un Ironman…quando un maratoneta dopo 35 Km spesso si pianta perchè ha “esaurito il carburante”, l’idea di nuotare per 3800 m, pedalare per 180 Km e correre i 42 Km di una maratona è talmente insensata da dover essere vietata alle persone normali…Ma un aspirante Ironman finisher non è normale: è un sognatore incosciente , un bambino con un ego smisurato e con una medaglia da raccogliere in fondo al proprio arcobaleno personale…

– Da che ‘mondo’ arrivi? Runner, Ciclista o Nuotatore?

Fino a cinque anni fa ero un professionista del “divaning”, poi  arrivò la corsa, dapprima un minuto, alternato e ripetuto, poi un chilometro poi sette, poi le ginocchia sembravano esplodere e quasi abbandonai…poi ci furono le prime scarpe serie da running e arrivò la mezza maratona, e le endorfine ed il piacere delle lunghe solitarie corse e di quelle in compagnia, la prima maratona e i crampi bagnati dalle lacrime su quella finish line…2012 il mio primo triathlon sprint, la bicicletta avuta in regalo da una settimana, la distanza di nuoto mai affrontata ed una nuova gioa alla fine, potevo essere quello che nemmeno avevo immaginato.

– In cosa consiste l’allenamento di un IRONMAN?

È il video della gara che affronterai consumato nei suoi loop digitali, è la voglia di farcela e la paura di cadere. Sono allenamenti che si alternano rapidi per abituare il corpo e formare la mente, è calore e sete, fame e sonno gioia e pensieri che ti spingono quando sembra non ce ne sia più.

– L’alimentazione è importante?

Non curo particolarmente la dieta, troppo pigro, troppo goloso… Mentre curo in maniera maniacale l’alimentazione in allenamento ed in gara, bevo e mangio a ritmo regolare, il rischio di rimanere a secco è fermarsi è troppo forte e l’ho provato durante una granfondo di bicicletta ad inizio stagione… qualcuno spinge un pulsante di un telecomando nascosto chissà dove e ti spegni, spingi ma le tue gambe non ti seguono e la velocità cala… non hai fame, ti sembra di stare bene ma per quanto tu voglia non puoi proseguire…. una volta mi è bastato. Ho i miei gel, le mie barrette e ho la fortuna di potermi nutrire di essi per oltre dieci ore senza problemi. Ma il momento topico dell’alimentazione è quando converto le calorie bruciate nei piatti di pastasciutta che potrò consumare!

– Come conciliare allenamenti di diverse ore con gli impegni di tutti i giorni?

Lo scorso anno, proprio all’inizio della preparazione per L’IRONMAN Barcellona, a causa di un problema in azienda, mi sono visto dover decidere se continuare o meno la preparazione a causa del superlavoro che mi attendeva. La logica avrebbe voluto vedermi rimandare ad un altro anno…ma sarebbe stata la terza volta che rimandavo causa problemi di lavoro e così qualcosa è scattato…ho deciso di prepararmi e gareggiare lo stesso. Così ho dovuto gestire al meglio i tempi di allenamento, uscendo spesso la mattina presto o terminando la sera tardi…nascondendo gli allenamenti ai miei amici e soci sul lavoro, che si sarebbero preoccupati per me (e mi avrebbero, con la loro ‘sana’ preoccupazione, rotto le balle ;-P) A quel punto è stato necessario tiare fuori tanta grinta e sopperire con la qualità la quantità non adeguata di allenamento che avrei potuto sostenere. Partendo dalle tabelle di allemento preparate da Matteo, Jacopo me le ha adattate settimanalmente sulla base degli impegni lavorativi e così, con voglia passione e tanta ignoranza agonistica sono andato avanti (e al lavoro nessuno si è accorto di nulla!! 😉 ). E, per assurdo, una parte importante sono stati gli allenamenti “saltati”…ci sono stati alcuni momenti in cui sentivo che non avrei potuto seguire la tabella quel giorno, vuoi per stanchezza o per deconcentrazione….bene, sono riuscito ogni volta ad ascoltarmi e a commutare un allenamento intenso in qualcosa di rilassante o, al peggio, di saltarlo proprio. Ebbene quelle poche volte sono state basilari, perchè mi hanno evitato di azzerare la motivazione, l’energia e la voglia portandomi alla vigilia della gara al meglio delle mie possibilità…E il tempo finale, così tanto migliore rispetto alle mie più rosee aspettative è stata la cartina al tornasole della bontà del mio approccio.

– Cosa fai nei giorni che precedono una gara?

Mi immergo nell’ambiente, osservo gli altri triatleti, mi cerco di godere l’atmosfera unica che pervade l’aria, cerco di rubar energia alle tante persone che hanno, distanti anche continenti, condiviso la preparazione e che presto nuoteranno le stesse onde e percorreranno il mio stesso asfalto. Poi la preparazione del materiale, l’allestimento della zona cambio ed il fottuto desiderio che cresce della sirena della partenza…

– Hai qualche rito particolare?

Non compro nulla che sia legato all’evento, cerco di guardare il meno possibile la zona di arrivo e comunque mi rilasso…sono li perchè amo questo sport e ogni secondo è un regalo egoistico, sano e meritato.

– E nei giorni successivi?

Appena arrivo bacio la medaglia da finisher…lo faccio sempre…poi rido e piango, abbraccio gli amici e mentre bevo e mangio al pasta party corro a scrivere la notizia a chi è a casa. I giorni successivi cerco di non volare troppo mentre cammino e di non ingoiare troppi moscerini mentre mi aggiro ridendo…

Spisni-Post

Il mio (primo) Ironman: Barcellona 2015 (volevo la mia gara e, per i miei peccati, me ne assegnarono una)

Sabato mattina: la spiaggia12144930_10207436865021309_4201270270728463591_n

La sabbia è a grana grossa, umida e fredda, lontana anni luce dalla carezza calda e vellutata delle nostre spiagge; il vento è tiepido e sferzante… poi c’è questo rombo che sembra parta da dentro, accumula energia al largo e la scarica con continue onde che si frangono con la risacca, un suono sordo profondo e rotolante come di innumerevoli tamburi Taiko, annulla il battito i pensieri e scuote la volontà. Domani dovremo nuotare li dentro.

Poi capita, come sempre quando le condizioni sono avverse mi calmo, il respiro si placa e le spalle si alzano in un gesto di annoiato diniego, domani nuoterò li dentro, sia quel che sia.

Il mare, il giorno prima

Sabato pomeriggio: la zona cambio

Musica rock di sottofondo, i miei passi che frusciano sulla sinteticamente finta erba di un campo da calcio di plastica, le ruote della bici ticchettano, lo zaino con le sacche per la gara pesa sulle spalle.
Migliaia di bici parcheggiate e coperte da teli di plastica blu attendono la notte ed il giorno dopo… Attorno me tanti altri me stesso, diversi ma così uguali, occhi sgranati, pensieri tumultuosi respiri affrettati, sorrisi, quei sorrisi che solo i bambini la mattina di natale possono allargare sui loro visi.

Provo a filmarmi dicendo qualcosa, sono felice ma ho un groppo in gola, guardo l’obiettivo dell’Iphone, sorrido, taccio, non so cosa dire, vorrei dire tanto penso a tutto e poi taccio perchè a volte, semplicemente, le parole mancano.

Sabato sera: la notte

ricordo poco della notte, sono salito in stanza; senza la bici, senza le borse e tutti i materiali per la gara, rimangono solo l’attesa e i pensieri che si alternano. Trovando una serenità inattesa mi siedo sul terrazzo della mia stanza, mangio una banana e lascio correre lo sguardo tra alberghi, macchine e persone, mare e cielo. E’ ora di dormire…e dormo, di un sonno anomalo, privo di sogni e risvegli, un teletrasporto che mi porta al mattino del “mio giorno”.

Domenica mattina presto : la colazione

Scendo in sala da pranzo, incontro gli amici e altri come noi, nel buffet infinito non so cosa mangiare, cerco spunti nei piatti degli altri, un inglese mangia salsicce e pancetta, altri cereali e gelatina… alla fine rimango sul classico, voglio andare sulla spiaggia!!!

Domenica Mattina: la spiaggia

Ci siamo, ci sono finalmente, di nuovo odore di neoprene nell’aria, attorno a me migliaia di corpi inguainati, qualche occhio sgranato, un drone volteggia sopra di noi, il mare è li che attende famelico… Abbraccio gli amici e mi metto in coda per la partenza, partono i Pro, sono eccitato e tranquillo, penso alla strada percorsa e penso a quanto ho desiderato quei granelli di spiaggia spagnola tra le dita dei piedi, una sirena latra il suo richiamo ed è la nostra… piano piano il serpentone si snoda, sabbia poi acqua pochi passi e mi tuffo tra le onde di risacca che si avventato su di noi… è iniziata.

Domenica: l’acqua e le boe

tremilaottocentometri di nuoto in mare, e chi li ha mai fatti? pensieri inutili alterno a bracciate, le onde del mediterraneo si alternano in un sinusoide infinito dove navigo tra valli e cime, dirupi e declivi, arranco su salite di spuma e scivolo su prati d’acqua.

La boa è un miraggio lontano, enorme eppure piccola quando la guardi dall’acqua, gialla, come le gialle cuffie dei duemilacinquecento partenti, chi ha assegnato i colori deve essere uno stramaledetto genio, perchè mentre la cerchi con lo sguardo quando sei sul colmo dell’onda vedi centinaia di calotte gialle e la ricerca del fottuto ago nel proverbiale pagliaio assume dimensioni domestiche e quasi banali.

Arrivo alla prima boa e la passo, mi fa male la spalla ma come sempre dopo un po’ si calmerà, cerco di allungarmi e rilassarmi, la spiaggia alla mia destra è un riferimento amichevole e procedo prendendo e dando qualche colpo ma senza grandi problemi… Una lente degli occhialini prende acqua, passerò la nuotata a schiacciarmela sul viso per tenere fuori l’acqua salata dal mio occhio arrossato…

Ogni cinquecento metri una boa riporta la distanza e questo riferimento mi tranquillizza e mi aiuta a frammentare in obiettivi più semplici l’intera infinita retta che compone i duecentoventisei chilometri che dovrò percorrere oggi.

arrivo alla fine del primo rettilineo, si torna indietro… ora comprendo perchè nuotavo bene era la corrente che ora, ghignando, si riprende con gli interessi quanto ha donato.

Altre boe si alternano, resisto alla tentazione di guardare il tempo sul gps, e stranamente ci riesco…

millecinque, duemila…. la spalla fa male adesso, poi  sorge un dolorino al polpaccio sinistro, batto la gamba e passa, anzi no si accuccia in un angolo come un gatto che aspetta il momento buono, forse si assopisce.. duemilacinque, sono ben oltre la metà, tremila….

cazzo!!! esplode una fitta orig-IBCA2273di dolore in quel gomitolo di fibre muscolari contratte che poco fa era il mio polpaccio… il mio primo crampo in mare che arriva durante la mia prima gara Ironman full… Respiro, batto le gambe, lo ignoro, non è un mio problema, non è un mio problema, non è un mio problema, N O N E’ U N M I O P R O B L E M A…. il mantra funziona (grazie Aldo Rock!) ed il dolore cala, si va avanti, oggi non si molla un centimetro…

Tremilacinquecento, vorrei baciare la boa, la sfioro passando e finalmente svolto verso la riva con le onde di schiena, quelli che a logica dovevano essere i metri più semplici si rivelano i più lunghi, l’arco gonfiabile dell’uscita stanta ad ingrandirsi e le onde sempre più brevi e rabbiose mi strapazzano per bene, non so come e non so quando ma vedo altri nuotatori alzarsi, li imito e sorrido…anzi no vengo strapato indietro dalla risacca perdendo alcuni metri, di nuovo avanzo tra acqua e schiuma, delle mani si tendono e mi afferrano, volontari che a mollo ci aiutano ad uscire…riguadagno la sabbia e corro (sic) verso la zona cambio; è fatta la frazione nuoto è passata….

Domenica metà mattina : la bici

Corro in zona cambio sfilo la muta, bevo un integratore, poi una bottiglietta d’acqua, mi vesto e corro verso la bici, trotterello allegro verso l’uscita e metto il culo sulla sella che mi farà da divano per un fim lungo centottanta chiorig-IBCJ2014lometri.

L’uscita da Calella è per stradine strette e piene di dissuasori, timoroso di cadute la percorro a ritmo blando fino all’attacco della litoranea che fa da campo di gara; una bellissima strada con asfalto perfetto, ondulata e protetta dal vento…

Inizio il primo dei tre giri pedalando troppo forte tanto mi sento bene, dopo una decina di chilometri mi ravvedo e cerco di trovare un ritmo che mi faccia stare bene senza stancarmi troppo, mi stendo sulle appendici  e mi assesto a cavallo dei 30 Km/h, forse un po’ troppo ma forse anche no… e pedalo…

Pedalo….

pedalo tra paesini costieri,
pedalo tra i saluti dei volontari agli incroci,orig-IBCT2664
pedalo tra il tifo degli spagnoli e dei turisti “animo, animo animo…”
pedalo tra fichi d’india sugosi e maturi rotolati giù dalle rupi ad imporporare l’asfalto, pedalo assieme a Pawlev, assieme ad Irina, George, Dalisay ed a tanti altri,
pedalo spingendo, pedalo cantando, pedalo felice di queste bellissime ore mie e mie solo..

Ogni 20 Km trovo un ristoro con volontari fantastici che ti porgono ogni ben di dio, dopo un po’ svuoto le due borracce posteriori essendo di fatto un inutile peso; verso l’ottantesimo chilometro mi ricongiungo con Giacomo ed assieme arriveremo fino in fondo, superandoci a vicenorig-IBCK8090da per scambiare due parole rispettando il divieto di scia e, dal centosessantesimo chilometro, il momento in cui bisognava alleggerire il rapporto e preparare le gambe alla maratona, come due bambini molesti che felici e sudati si bevono una granita in un giorno di sole estivo, iniziamo una sfida insana, ci passiamo e ripassiamo, accelerando ghignando e sberleffandoci in un tecnologico remake della sfida di bici tra Fernandel e Gino Cervi.

L’ultimo giro termina ed assieme rientriamo in zona cambio.

Metto la bici nella rastrelliera e la bacio grato, gel, acqua, scarpe visiera, ed entro nell’arena…. ora si corre.

Domenica pomeriggio: la maratona

come in una scena del Gladiatore esco dall’ombra protettiva del tendone della zona cambio per sprofondare in un calderone di luce urla musica e risate, a fare da metronomo i passi di migliaia di scarpe da running…

Spaesato e col timore di aver sbagliato strada inizio a correre, ali di persone ai lati che incitano e applaudono, qualcuno urla il mio  nome, mi giro non riconoscendo la voce, poi un altro ancora… e capisco è scritto sul pettorale e sconosciuti ci omaggiano uno ad uno… Poi vedo il nostro support team che come sempre fa un tifo indiavolato e ci aggiorna sull’andamento degli altri, prima durante la bici ed ora in corsa…essere qua da solo sarebbe stato bello, così ci si sente abbracciati dall’inizio alla fine… inutile: “We are Spartans WE ARE FAMILY” ma solo ora ne comprendo appieno il significato profondo.

Parto troppo forte, poi attacco il cervello e inizio a correre al mio solito ritmo maratona, camminando ai numerosi ristori (ogni 2,2 Km) in modo da nutrirmi ed idratarmi correttamente.

La maratona è divisa in quattro giri da 10 Km, si snoda sul lungomare partendo da quello che ho battezzato  “the gold mile” , in prossimità dell’expo, tra la zona cambio e l’arrivo, per poi allontanarsi verso  le spiagge a nord di Calella in un progressivo rarefarsi di bar e persone.

Ad ogni giro sento la frase dello speaker all’arrivo celebrare qualcuno, rosico un poco ma proseguo, non è ancora il mio momento… Sul percorso ogni chilometro è segnato, all’inizio mi frustra leggere vicini numeri tipo “Km 2…Km 12… Km 22… Km 32” poi mi passa, ad ogni cartello che guadagno eseguo un personale conto alla rovescia e recito un mantra:

“mancano 40 Km, 40 è un bel numero”
“mancano 39 Km, 39 è un bel numero”…..

Durante il primo giro vedo il cartello del trentacinquesimo, il cartello del ‘muro’, tanto temuto da tutti… li decido che quello sarà il mio “momento felice” e così ogni giro lo guardo con attesa e desiderio.

“Pier Animo”, “Dai Giorgio”, “go go go go”, è fantastico il tifo, ti senti una star, un fottuto campione del mondo e pesti un altro passo ed un altro ancora.

Una ragazza con una birra che urla ridendo; una signora sul marciapiede che applaude, rimarrà li tutta la sera e l’ultimo giro mi fermerò a ringraziarla, anziani che, masticando tabacco andaluso, ci guardano dietro enigmatici occhi, un gruppo di ballerini che al ritmo di tamburi balla la zumba…

è un vorticare di immagini ed emozioni, un caleidoscopio che anestetizza il polpaccio indurito, la spalla che ad ogni passo e ad ogni oscillazione mi fa quasi urlare dal male…

La strada scorre sotto le mie scarpe e piano piano i numeri diventano ancora più belliorig-IBCL2273

“mancano 28 Km, 28 è un bel numero”
“mancano 27 Km, 27 è un bel numero”

Incrocio amiche ed amici ed è bello vedersi e sorridersi, scambiarsi un high five al volo e vedere quanto ci brillano gli occhi…
Un solo rammarico mi rovina la giornata, non vedo Giorgio, chiedo notizie ma non si sa nulla, sapevo che temeva il nuoto ma l’ho incrociato in bici mentre concludevo il secondo giro e avevo dato per scontato che ce la potesse fare… invece gli è stata chiuso l’accesso alla zona cambio al termine dei 180 Km di bici, ha sforato il cancello per 10 fottutissimi minuti… So quanto si sia allenato e quanta strada abbia fatto quest’anno…

Purtroppo l’ironman è anche questo.

Ma so anche che Giorgio è tosto e tenace e infatti si è già iscritto al Challenge full di Venezia 2016!!

Domenica sera: la maratona continua

verso il termine del terzo giro il sole tramonta, cala la sera spagnola di questa giornata; piano piano il percorso si svuota di pubblico nella parte più remota del tracciato ed un vento freddo si alza.
Io continuo col mio programma, corro tra un ristoro e l’altro, cammino quella decina di metri modulando l’alimentazione… sto progressivamente rallentando ma non guardo più di tanto il gps, non so che ora sia, so di avere tanto tempo prima della mezzanotte e mezza che sancirà la fine dei giochi e so che anche dovessi camminare sempre arriverò in fondo…. Camminare? no, forse non ci siamo capiti… io anche strisciando coi gomiti arriverò su quel tappeto rosso…

“mancano 11 Km, 11 è un bel numero”
“mancano 10 Km, 10 è un bel numero”

e improvvisamente

“mancano 9 Km, 9 è un fottutamente bellissimo numero.. ciauz ciauz doppia cifra”!!

E’ buio e fa fresco, al giro di boa del punto più lontano il vento ti schiaffeggia gelandoti, temo di prendere un colpo di freddo alla pancia e stare male, alzo la cintura portapettorale a sfruttare quel fazzoletto di carta come patetica protezione;
sfrutto la scia di altri triathleti per ripararmi, ora è più difficile per quanto manchi davvero poco la giornata inizia a pesare sulle spalle.

Ai ristori la banana mi calma la fame e mi da l’idea di scacciare i crampi, i gel mi danno carboidrati e spinta, la coca mi aiuta a buttare giù i gel, l’acqua lava via il sapore dolciastro della coca… sembra una ballata di Branduardi ma funziona,

si funziona bene perchè…

eccolo la: il trentacinquesimo chilometro, il mio momento felice!

E’ buio ed ho freddo, passando rallento e lo sfioro accarezzando il telaio metallico ed il pannello di masonite…

Sono all’ultimo giro, ultimo giro di boa all’estremo nord del percorso, guardo ogni particolare sapendo che è l’ultima volta che vedrò la giostra metallica, il cartello “due guinness cinque euro” , la passerella di legno e la signora che è li dall’inizio, ora ha due bambini piccoli con lei, probabilmente ha qualcuno di caro in gara, mi fermo e la ringrazio e lei ringrazia me… un sorriso e riparto, ultimo ristoro…sono un po’ stanchino come direbbe Forrest Gump…

Dopo il ristoro non ricomincio a correre, sono al trentottesimo chilometro, sto bene (cioè non sto male) ma sono un po’ stufo… così cammino per una decina di minuti e il calore degli spagnoli, usciti col cane o a godersi la serata a guardare quei “locos” che corrono si fa sentire, sorridono, ti toccano ti urlano “animo animo”… Ricomincio a correre e in lontananza vedo le luci dell’arrivo e la musica che cresce.

Salto l’ultimo ristoro e inizio ad emozionarmi… sto attraversando per l’ultima volta il gold mile, tra poco invece di iniziare un nuovo giro volterò a destra verso quel tappeto rosso che nemmeno volevo sognare da quanto lo attendevo…

In un atto di ignoranza mediatica modulo la corsa in modo da avere spazio libero davanti, accelero e scendo la passerella…

svolto a sinistra e il cuore mi esplode, è tutto come lo avevo immaginato…anzi è di più e tutto mio, lo speaker mi fa i complimenti, e recita la ambita frase: Pier Giorgio YOU ARE AN IRONMAN!!  (video gara)

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Ironman Barcellona 2015 (Pier Giorgio, YOU ARE AN IRONMAN!)

(Scritto sul volo di ritorno Barcellona Bologna)

Ho nuotato per 3,8 Km, pedalato per 180 Km e corso per 42,2 km:  Ora sono un ironman…

Cosa cambia rispetto a due giorni fa?
Nulla all’atto pratico, stesse bollette, stessi problemi, stessi amici, stesso lavoro e via discorrendo…
Ma (perche’ c’e’ sempre un ma) qualcosa e’ cambiato, e’ stato assolto una specie di rito di passaggio, simile ad una di quelle cerimonie che in molte societa’ primitive sancivano l’accesso all’eta’ adulta.
Ora, adulto (almeno anagraficamente) lo sono da un pezzo, quindi perche’ la necessita’ di mesi di pre12140607_10207446447780872_7901428202011698341_nparazione, costi, fatiche, privazioni?
Chiedelo a cento ironman finisher e, probabilmente, riceverete un centinaio di risposte diverse; la mia è abbastanza articolata e ancora non l’ho razionalizzata appieno: necessita’ di fare qualcosa che fosse solo ed unicamente per me stesso, la voglia di una sfida che pochi osano fare, un po’ di vecchio senso di rivalsa nei confronti di qualcuno che non credeva potessi farlo ma, sopratutto perche’ nel farlo provo piacere.
Mi piace allenarmi all’alba o al tramonto, mi piace condividere questi momenti con amici e con la squadra, mi piace farlo da solo ed ogni volta scoprire che posso fare qualcosa di piu’…
Anche perche’ quando esci un sabato di luglio, con 33 gradi all’alba, con la previsione di nove ore di allenamento, o ti piace, o sei un masochista…cosa che sono certo di non essere.
Poi, siamo onesti, mi piace alimentare il mio ego postando sui social le mie esperienze, un po’ per rendere partecipi gli amici di qualcosa che per me e’ importante ma anche perche’ ne sono fottutamente orgoglioso.
Io, che fino a quattro anni fa ero un campione di zapping ed un virtuoso del divaning ora sono fiero di appartenere ad una elite di sportivi e godro’ come un criceto in calore mostrando agli incliti ed al volgo la mia maglia da finisher ed il tatuaggio che tra qua a breve marchierà le mie carni  a imperituro memento.
Domani sara’ il tempo del racconto della fantastica esperienza vissuta e dei 30 secondi piú belli ed intensi della mia vita,  ora e’ il momento di abbiocarmi lieto nel mio angusto posto 29f del volo che da Barcellona mi riporta a casa.

I’M AN IRONMAN….

Ironman Barcellona -6 (la paura dell’aspirante Ironman)

E’ li, la senti che ti veleggia attorno, fugace come il profumo di una bella donna in mezzo ad una folla di corpi unti e sudati ma, purtroppo, non è bellezza ma la sua nemesi.

Hai paura di bloccarti sulla riva del mare Mediterraneo e non riuscire a scendere in acqua assieme ad altri duemilacinquecento partenti;

hai paura di non riuscire a nuotare i tremilaottocento metri prendendo calci e pugni, respirando acqua salata e bestemmie;

hai paura di non riuscire a pedalare per centottanta chilometri,

hai paura di forare,

hai paura di rompere la catena, il cavo del cambio, un raggio, un pignone o di cadere, scivolare volare in un fosso e di li -magari- non uscire;

hai paura di non saper correre quarantadue chilometri, di stare male, di non riuscire più ad andare avanti o nemmeno  camminare.

Sogni quella fottuta finish line, guardi uno dei tanti filmati motivazonali a tema, ascolti i racconti dei fratelli che l’hanno appena varcata e ti esalti.

Però hai paura.

E’ arrivata stamane, ero in macchina andando al lavoro e ho iniziato a pensare alle cose da preparare per il viaggio; lo zaino per la zona cambio, il valigione per la bici, il trolley per il resto. Oddio il resto, e dove lo metto il casco, e i gel, e le barrete… cosa scorderò a casa?

E i vetri della macchina si appannano di nebbia e un motore smarmittato romba sulla tua corsia assordandoti le orecchie ed i pensieri… ma non sei in un racconto di Stephen King, sono solo il tuo ansimare improvvisamente esploso ed il tuo cuore impazzito. E’ solo dolce e fottuta paura.

Ma… (c’è sempre un ma);

Sono mesi che ti alleni, hai corso sotto il sole e con la pioggia, con la mancanza di voglia e quando avresti avuto altro di meglio da fare… Ti sei allenato da solo e con altri allegri cazzoni come te, hai riso, imprecato e masticato un po’ di amaro… ma ti sei divertito come un matto felice nel farlo…

Sai che sei in forma, (so che lo sono), non sei mai stato così in forma e non ti sei mai sentito così bene.

La bici è pronta, appena manutenuta e lubrificata,migliaia di chilometri ti hanno portato a trovare la posizione giusta e le ‘gomme giuste’…

La testa è pronta, più pronta del tuo cuore e della tua pancia…. La testa, si proprio lei perchè quando ti alleni o gareggi per otto, nove, quindici ore il 40 percento lo fanno i muscoli ma il sessanta percento è tutto “di testa”.

Quindi…..

quindi niente, sei un coglione umano con un po’ di ansia da prestazione… fa parte del gioco.

Ora smetti di frignare e vivi le ore che ti separano da quella spiaggia spagnola.

Barcellona is coming…..

PS: paura, abbiamo un messaggio ‘motivazionale’ per te: “E’ meglio se prendi nota…”